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Netimologia: le parole nuove di cui abbiamo bisogno nel XXI secolo

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Tom Chatfield, Netimologia«Il XXI secolo sotto molteplici aspetti è un’arena ipertestuale», dice Tom Chatfield nell’introduzione a Netimologia, riferendosi al senso del greco ypèr, oltre. Le parole in rete vanno oltre, come mai la carta aveva permesso di fare: interconnesse, distribuite, e con molti più ruoli di quanto eravamo capaci di attribuire loro in passato.

«Forse, però, la differenza più grande tra i tempi digitali e quelli che li hanno preceduti è che ora è il linguaggio scritto (o, per la precisione, digitato) e non quello parlato a indirizzare questi cambiamenti. Il futuro delle parole scritte si trova sugli schermi e questi stanno trasformando non solo il modo in cui comunichiamo, ma anche ciò che intendiamo e pensiamo.

Nuove convenzioni e registri – separati dalle voci e dalle facce umane – si stanno sviluppando per esprimere il tono emotivo delle parole digitate: dagli “smiley” fatti con i segni di punteggiatura fino a una cultura costituita di prese in giro e apprezzamenti che, a suo modo, aderisce a un galateo non scritto tanto elaborato quanto quello in uso alla corte dei Tudor. Inoltre, separate dalle penne e dalle pagine, queste parole sono agenti attivi nel mondo in un nuovo senso: strumenti che possono essere infinitamente replicati, adattati e condivisi.»

Ecco le mie tre ragioni per leggerlo.

  1. Come dice Chatfield «chiarezza, concisione e comprensione sono sempre state le chiavi per usare bene una lingua; qualcosa che non può essere cambiato da alcuna quantità di tecnologia.» Ma la “c” più importante, suggerisce, è quella di “curiosità”. Non potrebbe trovarmi più d’accordo.
  2. Non si tratta di un glossario sul gergo della rete, tutt’altro. È un percorso nell’evoluzione della lingua che ci permette di inquadrare in una prospettiva interessante una parte cruciale della nostra cultura.
  3. Potreste scoprire livelli di profondità insospettabili dietro parole all’apparenza stravaganti. Groccare, per esempio, significa «comprendere una cosa in modo così completo che, secondo le parole del suo inventore R.A. Heinlein, “l’osservatore diviene parte del processo osservato”.»

Se vi siete incuriositi, ecco l’indice e l’introduzione.

In due righe
  • A proposito di emoticon, ovviamente non potete perdervi un pezzo di storia apogeica: Cyberfacce, come scambiarsi messaggi tra i tasti. Sì, è proprio un manuale sulle emoticon. :)
  • La fantascienza è una fonte inesauribile di parole costrette a pensare al futuro, create per indicare cose che non esistono ancora. Bruce Sterling è celebre (anche) per questo, tanto che su Wikipedia c’è un’intera sezione dedicata ai suoi neologismi. E alcuni li trovate anche sulla Treccani. Heinlein, citato sopra, è anche lui un famosissimo autore di fantascienza. Spero che l’antifona l’abbiate capita.
  • Sull’evoluzione del linguaggio per via delle tecnologie che abbiamo a disposizione, Giuseppe aveva fatto una buona raccolta di link, a suo tempo. Se ne occupano per altri versi anche su Scritture Brevi (e non solo nel post che vi propongo). Personalmente ne avevo fatto cenno parlando del ruolo dei troll per la rete.

Ho fissato un obiettivo poco ambizioso, per il 2013: leggere almeno 70 libri. Per renderlo più pepato l’ho formalizzato con la Reading Challange su Goodreads (il widget lo vedete qui a destra, e sì: sono in ritardo). Questo libro fa parte della sfida, e meritava di essere raccontato.


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