I just give myself permission to suck. I find this hugely liberating.
– John Green
Se c’è una tendenza che si conferma, nel 2019, è che i progetti saltano per aria: questa è la vera performance. È una grande esplorazione dell’alfabeto, perché il piano B è latitante, il C è uscito a fare la spesa e il D si è dato alla macchia. Il meticoloso calendarietto editoriale pianificato per questo blog è andato a farsi benedire appena ho ripreso a lavorare, ossia a metà febbraio: per quanto avessi previsto un carico più leggero per la prima metà dell’anno, destreggiarmi tra lavoro e bambina non ha lasciato energie anche alla scrittura. Tutto si impara. Anche a informarsi per tempo su come funzionano gli asili, per dire.
Ottime novità
Il lavoro ha subito una felice impennata imprevista in maggio, con la richiesta di due nuovi corsi – Ux Writing all’interno del master in Ux Design di Talent Garden Milano e un corso di formazione sull’editoria digitale per il gruppo Maggioli – e con l’arrivo di due nuovi clienti, Fifth Beat e Zanichelli. Di conseguenza, la semi-vacanzina che avevo pensato per giugno in Sardegna dai nonni è diventata un santissimo periodo di lavoro con baby sitter gioiosi e a tempo pieno. Fossero tutti così, gli imprevisti!
Conversazioni illuminanti
Durante una delle nostre chiacchierate, Stefano Stravato di Fifth Beat mi aveva chiesto di cosa mi fossi occupata nella prima parte dell’anno. Gli ho raccontato che – oltre alla mia amatissima collaborazione con Bompiani – avevo impiegato il tempo che mi era rimasto libero dalla bambina e dal lavoro per studiare. Almeno una parte dei piani è andata per il verso giusto, insomma, ma di questo mi piacerebbe parlarvi con più calma, in un post che ho (ri)messo in calendario per settembre.
Questa chiacchierata con Stefano mi ha fatta riflettere: esitando nel rispondergli ho pensato “ecco, magari si farà l’idea che ho lavorato poco, che mi sono adagiata, che non faccio abbastanza“. Una paura, più che un pensiero, che apparteneva solo a me: fortunatamente le persone con cui lavoro sono tutte straordinarie. Ma quanto ha da dire sull’ansia da prestazione, sull’imbarazzo che ci fa sentire in dovere di giustificarci, se scegliamo di non avere ogni momento carico di grandi imprese, sulla gestione di maternità e lavoro?
Anche Maria Cristina Lavazza ha una grande parte sulla mia salute mentale. Quando mi ha chiesto come stesse andando il barcamenarsi tra lavoro e bambina, le ho risposto che in qualche modo avevo la sensazione di perdere terreno, di non riuscire a essere presente, a seguire tutto (ehi, un momento: ma tutto cosa?). Mi ha dato una risposta pacata e saggia, che mi ripeto spesso: “chi lavora bene non ha bisogno di mettersi continuamente in mostra, è il lavoro che ti trova.” E allora concentriamoci con convinzione sul lavorare bene, anzi: sempre meglio.
E adesso? Ci risentiamo tra un anno?
Spero di no! Ho steso un nuovo calendario e proverò a rispettarlo. Ripartirò con energia rinnovata, organizzando bene il tempo, e non facendomi influenzare dall’ansia da prestazione, su nessun fronte.
A settembre mi piacerebbe parlare di formazione, di lettura, di editoria digitale (ancora? ma basta!), e di nuovi progetti. Voi intanto passate buone vacanze, o comunque godetevi il vostro tempo.
PS
Arriva anche la newsletter. Siccome sono molto intelligente e in genere addirittura mi pagano per la mia abilità nel leggere e scrivere, avevo sottovalutato che Revue ha un limite di 50 iscritti, e poi si paga. Quindi ho spostato tutto su Mailchimp. Potrebbe mancare l’aggiornamento di qualche link, i primi invii forse saranno un po’ sghembi, ma ne verrò a capo. E per tutto il resto c’è la Farabegoli.
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